venerdì 31 agosto 2012

Tortino alle pesche e...buone vacanze!


C'è chi le vacanze le ha finite, c'è chi proprio non le ha fatte, c'è chi parte domani...cioè, io! 
Mi aspetta una settimana di relax a Corfù prima di ricominciare le varie fatiche universitarie...per salutarvi come si vede, vi lascio la ricetta di questo tortino al cioccolato con pesche, davvero una bontà di fine estate che vi consiglio di non lasciarvi scappare. La ricetta proviene da un vecchio numero di "Il meglio di Sale&Pepe" (lo stesso numero da cui ho preso le pesche sciroppate al Moscato). Addirittura, se avete delle pesche sciroppate (meglio se homemade), potete evitare il processo di cottura delle pesche ed utilizzare direttamente quelle, anche d'inverno!
Vi saluto e vi do appuntamento a Settembre, a prestissimo!


Ingredienti (per circa 6 tortini piccoli)*:
150 g di burro;
2 uova; 
70 g di cioccolato fondente;
80 g di farina;
20 g di amaretti sbriciolati (facoltativi, io non li avevo);
30 g di cacao amaro;
1 cucchiaino di lievito in polvere;
2 cucchiai di latte;
6 pesche gialle;
1 bicchiere di vino Moscato;
1 limone;
1 cucchiaio di zucchero;
zucchero a velo q.b. 

*o per uno stampo da soufflè di 20 cm di diametro.


Fate fondere il cioccolato a bagnomaria. Lavorate a crema il burro morbido (tranne una noce) in una terrina con le fruste elettriche e lo zucchero di canna. Incorporate le uova, il cacao e la farina setacciati, gli amaretti sbriciolati, il cioccolato fuso, il latte e il lievito. 
Accendete il forno a 180°C. Imburrate e foderata con carta da forno facendola sbordare di 4-5 cm, uno stampo da soufflè di 20 cm di diametro o sei stampini da budino. Trasferitevi il composto e cuocete a bagnomaria in forno per 1 ora.
Lavate le pesche, tagliatele a metà, privatele del nocciolo e mettetele in una padella con il Moscato, lo zucchero, la scorza del limone tagliata a julienne e cuocete per 10 minuti, poi sbucciatele e tagliatele a fettine.
Sformate il tortino, lasciatelo raffreddare, spolverizzatelo di zucchero a velo e decoratelo con le fettine di pesca. Servitelo accompagnato con il sughetto delle pesche.

lunedì 27 agosto 2012

Washington D.C. - Prima parte


Lo so, lo so, ve lo avevo promesso mesi fa. Ammetto di essere una frana con queste cose: per quanto ami viaggiare (ancora oggi non riesco a capire se preferisco viaggiare o cucinare, il che la dice mooooolto lunga), non sono brava nel raccontare ciò che vedo. O ancora meglio, non è che non sono brava...è che sono pigra. 
In quattro parole: non ne ho voglia! 
Ma il viaggio negli States è stato così emozionante e pieno di mille sfumature, ed io ho atteso il momento di partire per così tanto tempo, che ora mi metto d'impegno e ve lo racconto. Ci vorranno settimane prima che finisca di mostrarvi foto e di raccontarvi le mie esperienze, ma intanto oggi inizio con i due meravigliosi giorni trascorsi a Washington D.C, la capitale degli Stati Uniti.

Ma come raggiungere Washington?
Ovviamente ci sono mezzi di tutti i tipi che a tutte le ore del giorno vi portano a Washington. Noi, però abbiamo scelto l'autobus, quello più economico. In particolar modo mi permetto di consigliarvi la compagnia Megabus: con circa 10 euro a testa, siamo andati e tornati da New York a Washington. Il bus è pulitissimo, comodo e spazioso, compreso di toilette e wifi gratuito. Il tragitto dura circa 4 ore e 1/2 (certo, ci sono mezzi più veloci e che vi farebbero risparmiare tempo), ma guardare fuori dal finestrino un paesaggio a noi poco familiare (anche se attraversando il New Jersey la differenza con l'Europa è minima), non è male. 

Cosa vedere?
La parte principale di Washington D.C (che sta per District Of Columbia) è il National Mall,
un viale monumentale lungo circa 3 km, che va dal Campidoglio al Lincoln Memorial e che racchiude al suo interno i simboli principali del potere, della scienza e della storia americana. Al suo interno vi si trovano infatti non solamente i vari Memorials, dedicati a guerre, presidenti, grandi personaggi storici, ma anche la stessa Casa Bianca (anche se si potrebbe obbiettare che non si trova effettivamente all'interno del Mall ma poco distante), oppure tutti i musei dello Smithsonian (grandissimi, interessantissimi e, soprattutto gratis!).
  

Sarà anche scontato, ma quando pensi a Washington, pensi subito alla Casa Bianca, ed è li infatti che ci siamo diretti la prima mattina. Sono rimasta subito sorpresa in quanto mi immaginavo di poterla vedere da molto più lontano, invece, soprattutto il retro (la foto qui sopra ritrae proprio la parte posteriore dell'edificio), è piuttosto vicino alla strada. E sapere che a pochi metri da te vive l'uomo più potente e famoso del mondo...beh, è una bella sensazione!


La parte frontale è quella che potete vedere qui sopra. E' abbastanza vicina alla strada anche questa, ed è circondata da prati verdi e curatissimi, fontane, giornalisti (molti) e polizia (poca...ma sicuramente sarà stata in borghese e ben nascosta!).



Tra l'altro il secondo giorno, sempre passeggiando per Pennsylvania Avenue abbiamo sentito dei rumori molto forti, avete presente come quando nei film o telefilm americani 
arrivano 200 macchine della polizia per inseguire i malviventi? Beh, li non stavano inseguendo nessuno, bensì stavano scortando qualcuno...macchinone con i vetri oscurati, sistema di sicurezza e tutto quanto...beh, il sospetto che fosse Mr President c'è stato eccome! E anche se non fosse stato lui, sicuramente era qualche alto funzionario di Stato perchè usciva proprio dalla White House ed aveva quello stuolo di polizia a scortarlo...chissà!



Dovete pensare a Washington come ad una città celebrativa. Non è una di quelle tipiche metropoli americane con grattacieli, caos e traffico. Non è sviluppata in altezza, non a caso non abbiamo visto neppure un grattacielo, ma è una di quelle città in cui, ad ogni angolo, troviamo un ricordo del passato e dei fasti (ma non solo) americani. 
L'obelisco in marmo che vedete qui sopra è il Washington Monument, eretto per commemorare George Washington, il primo presidente degli Stati Uniti. Con i suoi 169 metri di altezza, è stato l'edificio più alto del mondo fino al 1889 quando è stato superato dalla Torre Eiffel.
Purtroppo oggi non è ancora visitabile, in quanto gravemente danneggiato dal terremoto dello scorso anno (29 Agosto 2011), ed i lavori di riparazione sono ancora in corso...ma il monumento è spettacolare anche solamente alla vista, con tutte quelle bandiere americane che lo circondano e che lo rendono ancor più maestoso!



Un altro memoriale è dedicato alla Seconda Guerra Mondiale, in onore di tutti i cittadini americani che hanno servito nelle forze militari o civili durante la Guerra. 



E' formato da 56 pilastri di granito, in ognuno dei quali è riportato il nome di uno degli Stati Americani o dei territori legati agli USA. Il monumento è di forma circolare e al centro vi si trova una grande fontana.



Ovviamente anche i vari Presidenti USA vengono onorati e commemorati. Quello mostrato qui sopra è il Lincoln Memorial, monumento costruito in onore di Abraham Lincoln, sedicesimo Presidente degli Stati Uniti, a forma di tempio dorico.



All'interno dell'edificio è riprodotta una grande statua di Lincoln, oltre alle parole di due sue memorabili discorsi. Il tutto è molto solenne, nonostante la folla di gente (tantissime scolaresche, tra l'altro) che ogni giorno visita il Memorial.



La vista all'uscita del Memorial è bellissima: sullo sfondo potete ammirare il Washington Monument, con davanti la Reflecting Pool, purtroppo in restauro. 
Il sole andava e veniva, ma il vento fortissimo faceva si che fossero necessarie anche il 10 Maggio, giacca e sciarpa...e non vi dico il raffreddore, la tosse e il mal di gola di quei giorni!



Proseguendo la nostra visita, ecco l'ennesimo Memorial (Korean War Veterans Memorial), quello costruito per celebrare i militari caduti durante la Guerra di Corea (1950-53), nella quale morirono più di 50.000 soldati americani.



Non solo i Presidenti hanno diritto ad avere un Memoriale tutto per loro a Washington! Ne è la prova il Martin Luther King, JR Memorial, dedicato al pastore protestante che pronunciò il famoso discorso "I have a dream". King è stato il primo afro-americano ad ottenere un Memorial al Mall, proprio sulle rive del Tidal Basin.



Altro memoriale dedicato ad un presidente, esattamente al 32esimo Presidente degli Stati Uniti d'America, è il Franklin Delano Roosevelt Memorial, che potete vedere qui sopra. Sinceramente è forse quello che mi è piaciuto di più, in quanto rappresenta il Presidente in varie fasi della sua vita, non solo sono attraverso la presenza di statue che rappresentano lui, la moglie Eleanor (è infatti l'unico memorial che include anche una First Lady) e addirittura il cagnolino Fala, ma anche attraverso l'iscrizione di numerosi frasi del Presidente Roosevelt. 



Sinceramente è forse quello che mi è piaciuto di più, in quanto rappresenta il Presidente in varie fasi della sua vita, non solo sono attraverso la presenza di statue che rappresentano lui, la moglie Eleanor (è infatti l'unico memorial che include anche una First Lady) e addirittura il cagnolino Fala, ma anche attraverso l'iscrizione di numerosi frasi del Presidente Roosevelt.  



Frasi come "I hate war", "Freedom of speech, freedom of worship, freedom from want, freedom from fear" e molte altre sono infatti incise sulla pietra lungo tutto il memoriale.



L'ultimo Memorial visitato è stato quello dedicato al terzo Presidente USA, ovvero Thomas Jefferson. L'edificio è in stile neoclassico, ed è ispirato al Pantheon di Roma.



Ovviamente all'interno dell'edificio troviamo una statua di Thomas Jefferson alta 5,8 metri e pesante ben 5 tonnellate!



Come vi dicevo prima, Washington non è composta solo di Memorials, ma anche di bellissimi musei. Essi sono gestiti dallo Smithsonian Institution, ovvero un istituto di istruzione e ricerca con annessi importanti musei non solo nella capitale, ma anche negli stati di New York, Virginia e Panama. Tutto ciò fa dello Smithsonian il più grande complesso di musei al mondo, finanziati dagli Stati Uniti. Tutti i musei sono ad entrata gratuita e fotografabili: insomma, un paradiso!
Per cominciare il primo giorno abbiamo visitato il National Air And Space Museum, ovvero il museo in cui vengono conservati moltissimi pezzi legati al volo aereo ed aerospaziale.


Al suo interno vi sono oggetti preziosissimi, la maggior parte dei quali ha davvero fatto la storia. Per esempio, la tuta spaziale con cui Yurij Gagarin è volato nello spazio il 12 Aprile 1961 (e non chiedetemi perchè ce l'hanno gli americani e non i russi...) 


O ancora la tuta spaziale con cui l'astronauta David Scott è volato sulla luna nella missione Apollo 15 (tra l'altro, se fate ben attenzione, sulla parte inferiore della tuta è ancora presente della polvere di luna!)


O ancora, sempre parlando di oggetti aerospaziali, il famoso LEM, ovvero il modulo di escursione lunare con cui gli astronauti delle missioni Apollo scendevano sul suolo lunare.


Uno degli oggetti che mi hanno colpito di più, è stato senza dubbio l'ereo che vedete qui sopra, il Lockheed Vega 5B appartenuto all'aviatrice statunitense Amelia Earhart, e con il quale la stessa stabilì ben due primati mondiali, tra i quali l'essere stata la prima donna (e il secondo essere umano dopo Lindberg) a sorvolare in solitaria l'Oceano Atlantico. 


Avete presente il film del 1995 Apollo 13, con Tom Hanks, che narra proprio le disavventure della missione spaziale Apollo 13? Quello della famosa frase "Houston, abbiamo un problema", per intenderci. 
Beh, se ricordate, all'interno del film è presente il personaggio di Eugene Kranz (interpretato da Ed Harris), direttore di volo del programma Apollo, il quale ha avuto un ruolo importantissimo nel riportare a casa sani e salvi i tre astronauti dell'Apollo 13. 
Forse vi sarà rimasto impresso il personaggio in quanto per tutto il film indossa un gilet bianco. Beh, quel gilet bianco è proprio quello che vedete qui sopra, venne confezionato dalla moglie di Kranz, la quale gliene cuciva uno per ogni missione. 


E per finire la (faticosa) giornata, usciti dal museo ci siamo diretti verso un'altro dei grandi simboli americani: l'US Capitol, ovvero il Campidoglio, sede ufficiale dei due rami del Congresso degli Stati Uniti.
L'edificio è molto bello, in stile neoclassico e sormontato da una "piccola" Statua della Libertà in bronzo. 


Ed è proprio al Campidoglio che si è concluso il primo giorno di visita a Washington D.C...e che si conclude il mio primo post dedicato alla città. Capite perchè ci ho messo così tanto a scriverlo?? E' lunghissimo, ho dovuto scegliere le foto, controllare le info, scrivere i commenti...un incubo! :-D
Prometto che (prima o poi) arriverà anche la seconda parte, eh, mica faccio le cose a metà! Nel frattempo, ditemi cosa ne pensate: ci siete stati? Vi è piaciuta? Ci vorreste andare? E se volete chiedere qualcosa...non esitate!
A prestissimo!

mercoledì 22 agosto 2012

Pesche sciroppate al Moscato


Questa è una di quelle ricette che preparo da una vita, una di quelle che ho iniziato a fare quando avevo, chessò, 14 o 15 anni? Chi se lo ricorda?
L'ho trovata su un vecchio "Il meglio di Sale&Pepe", del quale non riesco a risalire alla data, so solo che avrà come minimo 7 o 8 anni. 
E da allora preparo questa conserva quasi ogni estate perchè: 1) è buonissima; 2) utilizzo le pesche coltivate direttamente da mio zio in Piemonte; 3) utilizzo il vino Moscato regalato dall'altro mio zio che lavora alla Cantina Sociale di Clavesana (chi è appassionato di vini, magari la conosce); 3) è un modo diverso per conservare le pesche, evitando le solite marmellate (non so voi ma io quest'estate ho preparato più conserve che altro! Tanto che non so più dove mettere i vasetti...); 4) volete mettere quando, durante una fredda serata d'inverno, aprirete il barattolo con queste pesche e sentirete immediatamente il profumo d'estate??


Ingredienti (per circa 5 vasi da 1 l):
30 pesche "spaccatelle";*
1 kg di zucchero di canna  BROWNSugar 
(io Demerara Tropical Island Dark Cane Sugar);
1 l d'acqua;
7,5 dl di vino Moscato;
il succo di 3 limoni;
1,5 dl di rum;
20 foglie di erba limoncina (facoltative).

* coltivate soprattutto nel veronese, sono quelle pesche che si spaccano in due facilmente,  nelle quali il nocciolo non fa resistenza staccandosi dalla polpa;
** io non amo le preparazioni troppo dolci, quindi dimezzo facilmente la quantità di zucchero. Regolatevi in base al gusto.


Preparate lo sciroppo: portate ad ebollizione in una pentola 1 l di acqua con il vino, lo zucchero di canna e il succo dei limoni. Fate cuocere per 15 minuti mescolando, unite il rum e spegnete. Tuffate 5-6 pesche per volta in una pentola piena d'acqua in ebollizione aromatizzata con scorzette di limone e sgocciolatele dopo pochi minuti. Dividetele a metà, sbucciatele, privatele del nocciolo e sistematele man mano nei vasetti puliti e asciutti. 
Versate lo sciroppo fresco sulle pesche fino a raggiungere l'imboccatura del vasetto, inserite 2 foglie di erba limoncina (facoltative) in ciascuno, chiudete e sterilizzate per 25 minuti.
Fate raffreddare i vasetti nell'acqua, poi riponeteli. Lasciate riposare in dispensa per almeno 1 mese prima di consumare le pesche. Conservatele al massimo per 9 mesi nei vasetti ben chiusi; una volta aperti, teneteli in frigorifero per non più di 7 giorni. Potete servire le pesche come dessert, irrorate con il loro sciroppo e accompagnate con panna montata o gelato.

sabato 18 agosto 2012

Budino al cioccolato e latte di cocco


Come già vi dicevo nello scorso post, mi capita spesso guardando i vostri blog di avere dei veri e propri "colpi di fulmine gastronomici"  e di volere a tutti i costi riproporre alcune delle ricette che vedo. E' capitato anche per questo budino al cioccolato e latte di cocco, adocchiato nello splendido blog di Pippi e preparato in men che non si dica per il famoso pranzo con le mie amiche per riunirci un anno dopo il nostro viaggio a Londra.  
Ovviamente, le mie foto non possono neppure essere lontanamente paragonate a quelle di Pippi, dunque vi consiglio di andare a vedere la ricetta da lei postata nel suo blog cliccando qui, però per quanto mi riguarda non mi posso lamentare. Sono cresciuta parecchio da quando, quattro anni fa, scattavo fotografie dalla qualità a dir poco discutibile, e devo dire che piano piano sto migliorando sempre più.

Tornando alla ricetta, avevo giusto un barattolo di latte di cocco in dispensa che mi aspettava da parecchio tempo. Purtroppo questo ingrediente, almeno dalle mie parti, è abbastanza complesso da reperire, a meno che la Lidl non faccia le sue solite promozioni di prodotti della cucina cinese, occasione in cui, mesi fa, avevo acquistato un barattolino da 400 g di latte di cocco.
Il budino è a dir poco sublime. L'aroma di cocco è leggero e non esageratamente presente, e devo dire che il gusto (anche se non la consistenza), mi ha ricordato tantissimo la mousse al cioccolato che ero solita ordinare al ristorante in Guadalupa nel 2007...una goduria cioccolatosa!
Qui di seguito vi riporto la ricetta con le mie piccole variazioni, per vedere quella di Pippi, cliccate qui.


Ingredienti (per 6 coppette):
400 ml di latte di cocco;
100 ml di panna;
2 cucchiai di maizena;
2 cucchiai colmi di zucchero di canna BRONSugar 
(io Demerara Tropical Island Dark Cane Sugar);
75 g di cioccolato fondente;
1 cucchiaino di estratto di vaniglia;
1 pizzico di sale.


Mescolate in una casseruola la maizena, il cacao, lo zucchero di canna, l'estratto di vaniglia  e il pizzico di sale. Unite il latte di cocco e successivamente la panna, sempre mescolando con una frusta a mano per sciogliere i grumi. Aggiungete quindi il cioccolato fondente tagliato in pezzi. Ponete quindi su fiamma media e continuate a miscelare fino a quando non raggiungerà la giusta densità (non troppa, mi raccomando). 
Trasferite il composto nelle cocottine (io ne ho usate 6, ma le mie sono abbastanza piccole, se le avete più grandi, vi consiglio di utilizzarne semplicemente 4) e, una volta raffreddato, ponete in frigorifero a riposare per qualche ora.


Con questa ricetta inauguro la mia collaborazione con l'azienda BRONsugar, la quale mi ha contattata il mese scorso per inviarmi una campionatura dei loro prodotti. Adoro il fatto che i loro zuccheri di canna provengano da varie parti del mondo e, sebbene non li abbia provati ancora tutti, ritengo questa un'azienda piuttosto valida. 
So che molti di voi la conosceranno già, ma per chi ancora fosse curioso, vi consiglio di fare un salto nel loro sito ufficiale.

lunedì 13 agosto 2012

Ventaglietti di pasta sfoglia


Avete presente quelle ricette che vi colpiscono al primo sguardo, quelle che proprio vi fanno venire in mente "le devo provare!" non appena mettete gli occhi sulle fotografie? Una specie di "colpo di fulmine culinario" mi piace chiamarlo...beh, a me accade sempre così. Ogni volta che vedo una ricetta su uno dei vostri blog, oppure su un libro, su un giornale, alla televisione, cerco sempre quel quid, quel non so che che mi faccia venir voglia di entrare nello schermo (o tra le pagine) per poterne assaggiare un pezzettino.
Ed è proprio questo quello che è successo quando sul blog Dafne's Corner ho intravisto i ventaglietti di pasta sfoglia. Erano così carini, così appetitosi e non ho potuto altro che segnarmi la ricetta...e attendere il momento di poterli provare. Momento che è arrivato quasi subito, quando ho deciso di organizzare un pranzetto la settimana scorsa con le amiche che l'anno scorso sono venute a Londra con me. E' stata una sorta di reunion "London- a year later" che mi ha fatto un po' venire nostalgia per quella città magica, un po' mi ha riempita di entusiasmo nei preparativi per il menù.
Ho deciso infatti di rompere il tradizionale schema "antipasto-primo-secondoconcontorno-dolce" e di focalizzarmi su un insieme di stuzzichini finger food che mi ispiravano maggiormente...et voilà, il pranzo è servito!
Se volete provare la ricetta originale di Mary, questo è il link, io vi riporto le mie modifiche. Ho deciso di fare in casa la pasta sfoglia, in quanto la preparazione è così semplice che mi è venuto naturale "complicarmi" un po' la vita...


Ingredienti (per la pasta sfoglia classica)*:
125 g di farina di buona qualità;
3 g di sale;
6 g di aceto di vino bianco;
65 g di acqua ghiacciata;
12 g di burro fuso;
100 g di burro freddissimo.

*ricetta collaudatissima di Michel Roux, chef rinomato di fama mondiale e guru della pasta sfoglia.

(per il ripieno dei ventaglietti):
6 fette di mortadella;
100 g di philadelphia;
3 cucchiai di patè di olive nere;**
pomodori ciliegini semisecchi Agromonte q.b;

**io avevo in casa delle olive taggiasche da finire, ho tolto il nocciolo, le ho tritate grossolanamente ed ho utilizzato quelle.


Contrariamente a quanto si può pensare, preparare in casa la pasta sfoglia non è per nulla difficile. L'unica questione un pochino più ostica, è semplicemente il dover aspettare parecchie ore che la pasta riposi, per poi riprenderla in mano, fare le consuete pieghe, e riporla di nuovo in frigo perchè riposi nuovamente. Ma il procedimento è semplicissimo!

Versate la farina a fontana sul piano da lavoro freddo (l'ideale sarebbe di marmo). Mettete al centro il sale, l'aceto, l'acqua e il burro fuso lasciato a raffreddare.
Mescolate gli ingredienti nella fontana con la punta delle dita di una mano, incorporando gradualmente la farina con l'altra. Lavorate il composto con la punta delle dita fino ad ottenere un impasto. Quando la pasta è quasi amalgamata, schiacciatela 5 o 6 volte lavorando di polso, finchè ben omogenea. Formate una palla, avvolgetela nella pellicola e mettetela in frigorifero per 2 ore.
Infarinate leggermente una superficie pulita. Stendete la palla di impasto e schiacciate ulteriormente i 4 angoli per ottenere i 4 lembi. Schiacciate diverse volte il burro freddo con il mattarello per renderlo malleabile e mettetelo al centro della pasta. Richiudete i lembi sul burro.
Infarinate ancora leggermente il piano. Stendete la pasta, spingendo il mattarello lontano da voi per ricavare un rettangolo di circa 70x40 cm. Ripiegate i due lembi inferiore e superiore per ottenere 3 strati. Questo è il primo giro.
Ruotate la pasta a 90°C e ristendetela in un rettangolo di 70x40 cm, poi ripiegatela ancora in 3 strati. Questo è il secondo giro. Avvolgete il panetto nella pellicola e mettetelo in frigorifero per un'ora a riposare e indurirsi. 
Stendete e ripiegate la pasta altre 2 volte e rimettetela in frigorifero ancora per 1 ora. Fate altri 2 giri (in totale dovranno quindi essere 6) e mettete in frigorifero per un'altra ora. Adesso la pasta è pronta per essere usata.

Stendete la pasta sfoglia in modo che formi un rettangolo piuttosto ampio e ricopritelo con le fette di mortadella. 
In una ciotola mescolate il philadelphia con il patè di olive (o le olive tritate grossolanamente), poi spalmate in modo uniforme il composto sulla mortadella. Aggiungete i pomodori ciliegini semisecchi e sparpagliateli sulla superficie.
Arrotolate la sfoglia partendo da destra e fermatevi a metà, poi arrotolatela da sinistra, sempre fermandovi a metà, poi riponete il tutto in frigo per almeno 30 minuti, in maniera che si compatti.
Accendete il forno a 200°C e rivestite una teglia con carta da forno. Quando avrà raggiunto la temperatura ideale, tagliate il composto di sfoglia in fette spesse circa 2 cm. Ponetele sulla teglia e fatele cuocere per circa 25 minuti, o fino a quando non saranno ben dorati.
Servite tiepidi o freddi.

lunedì 6 agosto 2012

Cremè brulée alla lavanda


Il mese scorso, leggevo in giro per i vari blog un sacco di ricette contenenti la lavanda. Mi è presa una forte curiosità e, durante un giro a piedi in montagna sulle valli piemontesi, ne ho raccolto un bel mazzetto. Mi sono messa subito all'opera, complice la ricetta di questa créme brulée spettacolare, trovata sul blog Penna e forchetta, complice la mia voglia di sperimentare, complice il caldo che fa subito venire in mente dolci freddi e monoporzioni. Insomma, inutile dire che la prima prova è stata un successone e ne è subito seguita una seconda. Vi consiglio questa preparazione anche quando avete ospiti, farete un figurone senza impegnarvi troppo.
Per la ricetta originale andate qui, io vi apporto le mie piccolissime modifiche.


Ingredienti (per 6 cocottine):
250 ml di latte;
250 ml di panna fresca;
10 spighe di lavanda (fiori freschi);
70 g di zucchero + 6 cucchiaini per decorare;
5 tuorli d'uovo.

In un pentolino, fate scaldare latte, panna, 50 g di zucchero e 10 spighe di lavanda. Lasciate bollire mescolando di frequente e appena giungerà a bollore, spegnete il fuoco. Da parte montate i 5 tuorli d'uovo con i 20 g di zucchero rimasti, fino ad ottenere una spuma soffice. Aggiungete il latte tiepido e mescolate. Versate il tutto in cocottine individuali e fate cuocere a 120°C per 30-40 minuti circa, ovvero fino a quando la crema si sarà rassodata. Lasciate raffreddare.
Poco prima di servire, cospargete ogni cocottina con un cucchiaino di zucchero ed utilizzate l'apposito cannello per bruciare lo zucchero formando il caramello. Se, come me,m non possedete tale attrezzo, basterà utilizzare il forno funzione grill alla massima temperatura e infornare per qualche minuto.


Con questa ricetta partecipo al contest di Dolci a Gogò (in collaborazione con Fissler) "Dolci al cucchiaio"